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Sono le comodità quotidiane (piccoli privilegi ed abitudini) e il pensiero comune, che, come goccia che scava la roccia, annientano le nostre fragili volontà. Un 'alien' che prende possesso di un organismo a sua insaputa, e di quell'organismo si nutre fin quando non l'avrà esaurito. E in questo contesto, privo della propria individualità, l'uomo (la massa) consuma la propria esistenza senza mai chiedersi se il suo atteggiamento di vita sia giusto o, comunque, da rivedere. Sicché quel mio pensiero, inevitabilmente cambiato (cfr. "Il tempo che rimane", stesso autore), ora è rivolto, soprattutto, verso coloro che sono privi di un'autonomia di vita (per circostanze fortuite o per un'apatia sociale): come "nave senza nocchiere in gran tempesta" (Dante, Purgatorio VI, vs.77) che naviga, 'pericolosamente', nell'oceano-mare dell'indifferenza.